Alessandro Cecchi Paone, il professore di scienze naturali della generazione "Amici di Maria DeFilippi", ci ha insegnato che l'arrivo della primavera comporta il manifestarsi di alcuni disdicevoli quanto prevedibili fenomeni sulla popolazione maschile.
Se poi per assurdo (ma nemmeno troppo, caspita) dovessimo considerare i palestrati quale archetipo del maschio per eccellenza, allora è presto detto che ogni fottutissimo sintomo del cambio di stagione s'amplifica tra le 4 mura della Big Gym.
Il DeCarolis, parafrasando quanto affermato dal DeSade, il sous-lieutenant sans appointement au régiment du Roi infanterie de noarti, sostiene che "non v'è cosa che più m'attizza delle poppe al vento".
Noi Rincreatiniti, in quanto uomini di cultura, non possiamo che far nostra la dotta citazione, ed osserviamo che il primo sintomo del sopraggiungere della primavera è la crescente majalaggine del palestrato, indotta dalla maggiore metratura quadra di epidermide femminile discoverta.
Se d'inverno la fèmmina s'aggira mesta per la sala pesi, con tutone che non permettono di comprendere se sotto ci sia Neil Armstrong o una graziosa fanciulla, con la primavera compiono l'opera più delittuosa che possano compiere: si svestono.
Ora: provate voi ad arrivare da un inverno in cui vi siete iniettati l'equivalente di 3 galloni di Deca Durabolin, e poi tutto d'un tratto scoprire tanta grazia.
E' naturale denotare, a questo punto, un crollo nel registro linguistico del palestrato (già di per sè a livelli catacombali) e l'apertura della stagione della "caccia al buco".
Sì, la caccia al buco. Perchè se la donna si sveste, l'uomo si veste diversamente da quanto fatto sin ora, rivelando i 5 mesi di lavoro anabolico e sfoderando le sue armi migliori:
- canottiere bambino 3/6 anni portate con nonchalance su schiene che paiono le ali a geometria variabile di un F-14 Tomcat.
- hot pants "Adriana Lima me fa 'na sega" per sottolineare la curvatura del vasto laterale.
- un tiraggio che manco il Mahatma Gandhi poteva vantare o, in alternativa
- la massa di Obelix, ma senza tutto quell'addome prominente.
- tatuaggi tra i più improbabili (mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa).
- abbronzatura con riporto galvanico in silicio sulle zone più esposte (zigomi, fronte, petto).
Dotato di siffatti armamenti, al grido di "Dio lo vole!", il palestrato parte al puntello selvaggio di ogni femminuccia, che avrà posa solo quando egli avrà esercitato il sacrosanto diritto di monta che gli è proprio.
L'ossessione di tappare ogni buco, tuttavia, si estende ad ogni occasione d'incontro e di socializzazione: è così che possiamo assistere allo spettacolo di magliette sottodimesionate (ancora mea culpa, e un po' anche di Luca), camicie dalla scollatura ombelicale (culpa di Robi stà volta) e via di questo passo, con l'insano obiettivo di rendere partecipe del proprio grossume e svenamento ogni essere vivente che popola il pianeta.
La domanda a questo punto è: ma non potrebbero darla via senza costringerci a farci tutto questo male con la ghisa?
Risposta: no assolutamente, se no non avremmo più la scusa-principe per essere così tanto rincreatiniti.
Quindi, donne... continuate a smollargliela al più grosso, così noi potremo continuare a dire che "andiamo in palestra perchè poi così diventiamo grossi e ci schiacciamo le fighe". Anche se non è vero.
Con affetto, Andrea (Passa!!)
4.4.06
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